“Alè, Alè, Alè, Marco.” In ricordo del Pirata.

“Alè,alè,alè,Marco”.

Così un bambino al ciglio della strada strepitava agitandosi con le braccia, e con lui tutta l’Italia. Era il 4 Giugno 1999 sulla celebre salita di Madonna di Campiglio, il beniamino di tutti gli Italiani si apprestava a sorprendere ancora. Perchè Marco Pantani da Cesenatico – per tutti “il Pirata” – non è come tutti gli altri: infatti riusciva a far mettere da parte le varie rivalità interne del paese, come succedeva con la nazionale Italiana di Calcio oppure con la Ferrari nei mondiali di F1.

Esattamente un anno prima a Plan di Montecampione, “il Pirata” mise il primo mattone a quel bellissimo muro che fu la doppietta Giro-Tour, riuscita fino a quel momento solo ad altri 6 atleti.

Marco univa tutti non solo perché era molto forte, ma perché – nonostante fosse caduto molte volte – si era sempre rialzato, sempre. Da giovanissimo quando si scontra contro un camion, successivamente quando viene investito da un fuoristrada e cade in una tappa di poco valore in uno dei suoi primi Giri. Ma ogni volta Marco sapeva ritornare sulla sua bicicletta più in forma di prima. Possiamo dire che identificasse in pieno ciò che era sempre stato lo spirito della storia italiana, e non solo quella sportiva.

Ma torniamo a quel pomeriggio soleggiato di inizio Giugno del 1999: il campione italiano è costretto a difendersi da numerosi affondi avversari, a 5 Km dall’arrivo però parte il contrattacco. Pantani, in piedi sui pedali, stacca completamente tutti sullo strappo finale, è incredibile. I tifosi che gli corrono dietro per incitarlo sembrano fermi in relazione alla sua progressione. I rivali, che inizialmente provarono a seguirlo, furono costretti a lasciare la ruota del Pirata, che arriva al traguardo tra le strilla di giubilo dei moltissimi tifosi presenti in cima. In una settimana era riuscito a vincere a Oropa – nonostante fosse saltata la catena della sua bicicletta – e sull’Alpe di Pampeago. Adesso si aggiungeva anche la sensazionale vittoria di Madonna di Campiglio. In classifica generale aveva un vantaggio di 5’38” sul secondo classificato, che per chi non si intendesse di ciclismo sono un’immensità. Nessuno si sarebbe mai potuto immaginare ciò che sarebbe successo il giorno dopo.

Alle 10:10 del 5 Giugno 1999 Marco Pantani viene squalificato per 15 giorni. Alcuni test anti-doping effettuati dopo la fine della tappa testimoniano una percentuale troppo alta di Ematocrito che dovrebbe avere un valore massimo del 50% mentre quello del Pirata era del 52%. In tutto il mondo si crea il caos. L’atleta perfetto che non aveva mai mollato era un dopato.

L’atleta osannato da tutti diventa all’improvviso un imbroglione. Tornerà a correre gli anni successivi ma da quel giorno Pantani non è più lo stesso, o almeno non lo è più alla vista dei suoi sostenitori e di tutti gli Italiani che si sentirono traditi dal loro campione.

Dopo 18 anni da quel fatidico giorno si discute ancora sui fatti di quelle ore. Nel 2007 Renato Vallanzasca, noto criminale legato alla camorra, scrive una lettera alla madre di Marco dicendo che un suo amico gli aveva suggerito di scommettere sulla sconfitta del Pirata. Le urine di Pantani furono alterate? Marco fu vittima di un complotto? Il campione era legato in un certo modo alla camorra? La storia del corridore di Cesenatico sembra scritta da uno dei più bravi romanzieri di tutti i tempi: nella sua figura c’è l’agonia, il desiderio di vittoria, la volontà di non mollare mai e allo stesso tempo di un cocainomane, un imbroglione e un dopato. Poi resta anche un velo di mistero relativo a quel 5 Giugno 1999.Purtroppo la sua storia, che può essere paragonata a quella di un eroe classico, finisce nei peggiori dei modi possibili.

Mentre infatti gli eroi omerici morivano in modo sempre dignitoso e con onore, il nostro eroe, che aveva sollevato le grida di tutto il mondo, muore il 14 Febbraio 2004 in una stanza di albergo a Rimini da solo, travolto nel vortice della depressione e della cocaina. Per il medico legale muore suicida di overdose, sebbene la sua famiglia ancora adesso, recrimina il suo omicidio.

Il campione viene sepolto a Cesenatico tra le lacrime di moltissime persone tra cui quelle dell’amico Diego Armando Maradona.

Leonardo Di S. – Liceo Classico Dante Alighieri

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